E-commerce e coronavirus che cosa deve cambiare? 

Il coronavirus non è stato solo un disastro sanitario di grandi dimensioni per l’Italia e per il mondo, ma ha anche segnato una crisi economica che ha colpito soprattutto diversi settori. Sotto altri punti di vista, il covid-19 ha anche permesso invece di dare input e sprint ad alcuni settori economici, in primis le vendite online dei prodotti.

Non è una novità o un mistero: grazie alla quarantena forzata, sono sempre di più le persone che si sono rivolte ad e-commerce più o meno noti per reperire ogni tipo di prodotto del quale avevano bisogno, dal cibo all’elettronica, dai vestiti agli oggetti per la casa, auto, giardino.

Insomma, è stato un tempo per far fiorire gli e-commerce e per far sì che i negozi con un approccio tipicamente tradizionale, o che non avevano mai avuto bisogno di un negozio online, si cimentassero con e-commerce e consegne a domicilio. Il boom degli acquisti online anche da parte di quei clienti che tradizionalmente acquistavano in sede è stata una vera e propria rivoluzione forzata. Il digitale del resto in questi mesi ci ha aiutato: a lavorare da casa con lo smart-working, a continuare a studiare e mantenerci connessi con le altre persone e anche a comprare. Capiamo bene quindi che il coronavirus ha accelerato il concetto di acquisto online e l’importanza degli e-commerce nel settore del retail e non solo.

Ma come sta il mercato italiano dell’e-commerce e che cosa è cambiato con il coronavirus? Cosa cambierà, ancora nei prossimi mesi? Noi ne abbiamo parlato con Paolo Cabrini del sito cabrini.eu e noto specialista SEO di Bergamo, una delle città più colpite, che ci racconta come si è evoluto il mondo dell’e-commerce in Italia.

Cabrini ci racconta come dall’inizio del lockdown, a marzo, l’e-commerce ha conosciuto una crescita davvero enorme: ha triplicato il suo fatturato, nell’alimentare ma anche per le utilities domestiche. Il digitale si è quindi proposto come una soluzione ad un problema reale, e secondo alcuni dati, il 77% delle aziende che aveva un sito di e-commerce ha dichiarato che già nelle primissime settimane di chiusura avevano acquisito dei nuovi clienti. La crisi del coronavirus ha dato quindi nuova linfa alla realtà degli acquisti online e a portato i consumatori ad avvicinarsi all’e-commerce non solamente per fare shopping a distanza ma anche per acquistare beni di prima necessità, come quelli per la scuola, la casa, ed anche cibo e bevande. L’e-commerce ha quindi conosciuto un incremento davvero a picco nei primi mesi del coronavirus.

Ma questo trend di crescita durerà o è destinato a sgonfiarsi?

 L’e-commerce post-coronavirus

La crisi sanitaria è in recessione, quella economica potrebbe tornare a mordere, e l’e-commerce come sta?

La riapertura graduale dei negozi e in generale di ogni sito di vendita al dettaglio, con tutte le precauzioni, ovviamente avrà un impatto soprattutto per quelle vendite per cui l’e-commerce non è destinato ‘per natura’ come la spesa.

Ma l’e-commerce sicuramente ha lasciato il segno in Italia, dopo questo periodo di chiusura forzata.

Non bisogna necessariamente vedere l’e-commerce come un nemico naturale di chi abbia un negozio fisico, ma come un’opportunità. Sono tanti i negozi che si sono salvati durante questo periodo di chiusura favorendo proprio la vendita a remoto, con un sito e-commerce, dei loro prodotti. Il canale digitale può rappresentare non solo l’alternativa ma una soluzione da affiancare alla vendita in negozio. Richiede un po’ di organizzazione, ma è evidente e sotto gli occhi di tutti che il covid ha accelerato un cambio nel comportamento e nel consumo che porta a favorire l’e-commerce con tutte le sue comodità specie per alcune tipologie di prodotti.

L’e-commerce può fornire un valore aggiunto per l’esperienza utente, può permettere ai negozianti di abbassare i prezzi e rendersi più competitivi rispetto ai grandi negozi online, può esser quindi una buona soluzione per qualsiasi situazione di crisi futura.