Insonnia: come combatterla in modo efficace

insonniaSecondo alcuni studi scientifici,  circa il 30-50% degli adulti ha sperimentato problemi relativi al risposo notturno e, tra questi, una buona percentuale, compresa tra il 6 e il 13%, sono alle prese con veri e propri disturbi del sonno.

Tuttavia, per parlare d’insonnia, è necessario che questi disturbi riguardino sia la fase di addormentamento, sia il riposo notturno, e siano presenti per almeno 3 notti alla settimana. Inoltre, si parla d’insonnia quando si è alle prese anche con una sensazione di stanchezza e ridotta capacità di concentrazione durante il giorno che influisce sulla propria sfera sociale, comportamentale e professionale.

A causare l’insonnia, soprattutto se transitoria, possono essere eventi specifici, come un trauma, un lutto o semplicemente delle preoccupazioni, l’assunzione di sostanze stimolanti ed eccitanti, come la caffeina, ma non bisogna sottovalutare che a volte questo disturbo è correlato ad altre patologie e il primo campanello di allarme di alcuni disturbi psichiatrici.

Ecco perché è importante riconoscere l’insonnia e sapere come affrontarla nel modo giusto.

Perché è necessario curare l’insonnia

Secondo il “modello delle 3P”,  elaborato da Spielmannel nel 1991, l’insonnia sarebbe causata da 3 fattori: classificati come Predisponenti, Precipitanti e Perpetuanti. Nei primi rientrano alcune caratteristiche della persona, come l’età, il genere femminile e la tendenza a voler mantenere il controllo, mentre nei secondi, i fattori i precipitanti, sono compresi eventi e situazioni che possono accentuare questo disturbo.

I fattori perpetuanti, però, sono quelli che maggiormente influiscono sul far si che l’insonnia diventi un problema cronico: infatti, chi è affetto da disturbi del sonno adotterà dei comportamenti disfunzionali per cercare di dormire e vivrà il momento di andare a letto con molta ansia.

Il risultato è che non solo chi soffre d’insonnia non riesce a risolvere questo disturbi che influiscono sulla qualità della vita, ma spesso tende ad abusare di prodotti naturali e farmaci per dormire, così come a trovare altri rimedi per favorire l’addormentamento, quali consumare bevande alcoliche o guardare la TV fino a tardi, andando a danneggiare la propria salute.

Nei casi più gravi, ovvero quando gli episodi d’insonnia non si limitano a qualche giorno,  è bene affidarsi a uno specialista: vedi questo sito per scegliere uno psicoterapeuta e prenotare una seduta di terapia cognitivo comportamentale.

 Terapia cognitivo comportamentale per l’insonnia: cosa prevede

Chi soffre d’insonnia e si rivolge a uno specialista potrà intraprendere un percorso personalizzato che, oltre a individuare la causa di questo disturbo, permette di adottare delle tecniche risolutive.

Tra i metodi comportamentali che vengono proposti ai pazienti che soffrono d’insonnia ci sono la restrizione del sonno, il controllo dello stimolo e anche la pratica di tecniche di respirazione e rilassamento.

Nel primo caso, ad esempio, il paziente dovrà cercare di passare a letto meno tempo possibile se non quello necessario per il riposo notturno: in questo caso, si va a stimolare la risposta dell’organismo che associa l’essere sdraiato a letto alla necessità di dormire. Aumentando il tempo di permanenza sotto le coperte, questo metodo mira a incrementare la durata del sonno.

Per controllare lo stimolo, invece, durante la terapia cognitivo comportamentale, vengono impartite al paziente alcune tecniche specifiche da ripetere a casa. Ad esempio, andare a letto solo se si ha sonno e soggiornare nella zona notte solo quando si deve dormire e non per svolgere altre attività. Molto importante è evitare di dormire durante il pomeriggio e cercare di avere una routine ben precisa prima di andare a letto, così come addormentarsi e svegliarsi sempre alla stessa ora.

Le tecniche di rilassamento possono essere molto efficaci nel combattere ansia, stress e alleviare le tensioni, favorendo il riposo notturno.

Disclaimer: “Questi testi non vanno intesi come indicazioni di diagnosi e cura di stati patologici, pertanto è sempre consigliato rivolgersi al proprio medico curante”