Le unità per il trattamento dell’aria: come avere un’alta qualità dell’aria indoor

Il livello di qualità dell’aria che respiriamo è diventato fondamentale negli ultimi due anni, ma fino a non molto tempo fa era un tema a cui molte persone non prestavano così tanta attenzione. Certo è che le iniziative climatiche, avviate sia a livello nazionale che europeo ed internazionale, avevano già un ruolo centrale nella sfera economica, sociale e politica, rimanendo però per lo più legate alle questioni relative all’inquinamento atmosferico, alla tutela dell’ambiente che ci circonda e alla salvaguardia dell’ecosistema del nostro pianeta.

Ma, con l’arrivo della pandemia, molto (se non tutto!) è cambiato. E così la qualità dell’aria che quotidianamente le persone respirano, quando sono a casa, al lavoro (che sia in un ufficio, in un magazzino o in un’area produttiva), a scuola o dentro al supermercato o a qualsiasi tipo di esercizio commerciale, ha assunto un’importanza mai registrata prima.

L’alto tasso di diffusione e i gravi effetti sulla salute del coronavirus hanno messo in allerta tutto il mondo, scatenando nelle persone il terrore del contagio, che si è unito a una fortissima paura di entrate in contatto con superfici infette o in ambienti con l’aria interna piena di batteri.

E più di qualcuno si è fatto prendere dalla pulizia e dall’igienizzazione, a volte intensificando delle buone abitudini o in altri casi sfociando quasi nel maniacale, delle superfici quotidianamente toccate e delle mani, e dalla “smania” di respirare aria sempre pulita e completamente sana.

Ed ecco che si è cercato di ricorrere a tutti gli escamotage possibili: complici anche i vari lockdown, di periodi più o meno lunghi e in concomitanza con la bella stagione, le persone hanno cominciato a passare molto tempo fuori, all’aria aperta, a viaggiare in auto e, ove possibile, anche nei mezzi pubblici, abbassando i finestrini, e ad aprire continuamente le finestre, anche quando il clima non era particolarmente favorevole, sia in casa che nel luogo di lavoro.

L’aria outdoor non è così pulita e sana come crediamo

Ingenuamente, la maggior parte delle persone crede che aprire le finestre e arieggiare per un breve lasso di tempo l’ambiente interno sia una tecnica in grado di garantire la presenza di aria salubre e pura. In realtà questo non basta, anzi: si è rivelata proprio una convinzione sbagliata.

Far entrare all’interno di ambienti chiusi aria dall’esterno, senza gli opportuni sistemi di trattamento, non è sinonimo di qualità dell’aria indoor. Prima di tutto, è una pratica che comporta un notevole ed inutile dispendio energetico: aprire le finestre vanifica infatti l’effetto dei sistemi di riscaldamento e di raffrescamento, aumentando di conseguenza i consumi, e quindi anche le bollette!

Inoltre, quando si aprono le finestre, durante l’estate entra aria calda all’interno di un ambiente che invece è fresco grazie al funzionamento estivo dei condizionatori, mentre in inverno succede il contrario, ovvero entra aria fredda dentro alle stanze che in realtà sono riscaldate; in questo modo, oltre allo spreco di energia, si va ad incidere negativamente anche sul livello di comfort termico interno, creando una sensazione spiacevole.

Ma il recente sviluppo tecnologico nel campo dell’impiantistica per l’edilizia ha portato alla creazione di sistemi che consentono di avere sempre un’altissima qualità dell’aria indoor, senza richiedere elevati consumi e costi energetici, ed assicurando un ottimo livello di benessere climatico. Vediamo quali sono e a che vantaggi portano.

Trattamento aria e VMC: i sistemi per assicurarsi la qualità dell’aria indoor

Le soluzioni per il trattamento dell’aria interna agli ambienti domestici, commerciali e anche industriali, sono quindi diventate molto più importanti, soprattutto negli ultimi due anni, come spiegato in precedenza, e per questo vengono richieste sempre più spesso dalla committenza.

I progressi della tecnologia utilizzata nella progettazione degli impianti termici e aeraulici hanno portato alla realizzazione di apparecchi per la qualità dell’aria indoor che lavorano con i parametri più rilevanti per il settore, ossia temperatura, umidità, velocità e purezza, ognuno dei quali viene gestito da un apposito elemento, che lo controlla e lo regola in base alle diverse esigenze dell’edificio e di chi vive all’interno degli ambienti.

Quando si parla di trattamento aria, ci si riferisce alle unità per il trattamento aria (U.T.A.), o alle centrali di trattamento aria (C.T.A.) nel caso di impianti molto grandi, tipicamente del settore industriale, e ai sistemi di ventilazione meccanica controllata (comunemente abbreviata con la sigla VMC) nel caso di impianti per il settore civile.

In questi sistemi, che nella maggior parte dei casi possono essere integrati con gli impianti di climatizzazione degli edifici, anche in presenza di sistemi in pompa di calore aria-acqua o acqua-acqua, i componenti principali sono il ventilatore, per l’emissione e per l’estrazione dell’aria, che il più delle volte è centrifugo e di cui si può regolare la velocità di rotazione, lo scambiatore di calore, prevalentemente di tipo aria/acqua, il componente che permette di recuperare il calore, e dai filtri per la pulizia dell’aria.

Oramai installate in tutti gli edifici di nuova costruzione, e anche in quelli oggetto di lavori di ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica, le unità per il trattamento dell’aria rappresentano una scelta essenziale per ottenere:

  • risparmio energetico
  • ridotti consumi
  • comfort ambientale
  • qualità dell’aria