Il Monte dei pegni di Roma nasce nel 1500 in Sicilia. A quel tempo tale istituzione (senza scopo di lucro) venne creata dai francescani, per fare in modo che la gente potesse ottenere la liquidità desiderata. L’obiettivo principale era di poterli aiutare evitando di poter ricorrere ai costi ingenti come quelli di oggi applicati dalle banche.
Coloro che barattavano i beni presso il monte dei pegni erano gli abitanti stessi della città (nonostante non si vivesse nell’oro, c’era sempre qualcosa da poter offrire). L’unica classe sociale esclusa erano i contadini, i quali potevano donare esclusivamente i loro utensili, dunque di poco valore.
Prima di vedere come funziona oggi il Monte dei pegni di Roma, è bene sottolineare che i procedimenti erano pressoché uguali: i cittadini barattavano ciò che potevano, il valore del bene doveva essere convenientemente superiore rispetto alla somma di denaro contante da voler ottenere.
La durata massima complessiva dell’accordo non poteva superare l’anno. Nel caso in cui il debitore non fosse riuscito ad estinguere la somma ottenuta in precedenza, il Monte denominato oggi di Pietà, aveva tutto il diritto per poter mettere il bene all’asta.
Dopo un po’ di tempo l’ente finanziario decise di applicare un tasso di interesse contenuto (ai tempi il massimo era il 10%). Nonostante le polemiche, successivamente la situazione venne accettata e il mercato dei pegni continuò ad essere in crescita.
Monte dei Pegni: cos’è cambiato e come funziona oggi?
Oggigiorno il Monte dei pegni di Roma viene governato dalle banche. Il funzionamento però, è molto semplice: al banco è presente un esperto che valuterà il bene che gli verrà presentato. Quest’ultimo oltre che di valore, dovrà essere autentico, originale e soprattutto vendibile.
Qualora la domanda venga approvata senza nessun tipo di problema, allora al futuro debitore potrà ricevere una somma di denaro in contanti corrispondente a non oltre i due terzi rispetto al valore del bene consegnato anticipatamente.
Se il cliente dovesse accettare la somma offerta l’ente finanziario provvederà ad erogare una fattura in grado di esser sfruttata sotto forma di garanzia rispetto all’oggetto barattato (cimelio, gioiello o altro bene che sia).
Oggi i tempi sono cambiati, i tassi di interesse sono in aumento e generalmente il Monte dei Pegni di Roma applica una percentuale che va dal 12% a massimo il 15%. La somma di denaro finanziata vale per massimo 6 mesi, ma se il debitore non riuscisse a saldare il debito entro quest’arco di tempo, allora potrà richiedere un rinnovo.
Anche in altre città di Italia sono presenti diversi “Monti dei Pegni”, ognuno dei quali funziona allo stesso modo rispetto a quello oggi presente a Roma, nello specifico vicino Campo dei Fiori. Suggeriamo tuttavia, di chiedere al banco le condizioni contrattuali prima di creare delle inutili incomprensioni.
Recarsi al banco dei pegni ne vale la pena?
Il Monte dei pegni è conveniente per coloro che hanno bisogno di liquidità e possono offrire beni o gioielli di valore (in argento o oro), consapevoli di poter restituire la somma (e relativi interessi), nel giro di circa sei mesi o massimo un anno.
Si tratta di una soluzione più veloce rispetto al tradizionale finanziamento, in quanto si evitano le lunghe procedure burocratiche che impiegherebbe una banca o una società finanziaria per poter valutare la situazione creditizia di un soggetto.
Dunque chi sceglie questa soluzione ha la facoltà di richiedere liquidità indipendentemente dalla sua questione finanziaria e dalla posizione che ha nei confronti del CRIF. Dunque può andar bene anche a coloro che rientrano tra i cattivi pagatori o peggio ancora protestati.