Avete mai pensato di iniziare una carriera da operatore socio assistenziale?
Questa è una bella opportunità per seguire un corso Osa di TeoremaCorsi che può certamente cambiare la tua vita.
Non so quanto sia tu in grado di avere informazioni dettagliate a proposito della figura professionale dell’operatore socio assistenziale e della salute dei suoi pazienti.
E devo ammettere che, in questi ultimi tempi, c’è una bella richiesta di operatori che hanno a cuore l’assistenza di persone che hanno un deficit, di qualsiasi natura sia questo deficit.
Perché l’operatore socio assistenziale non è l’OSS, non è l’operatore socio sanitario che assiste, a livello infermieristico, una persona che non sta bene, che per qualche ragione non è in grado di badare a se stessa.
L’operatore socio assistenziale si occupa di vari aspetti della vita del suo assistito e li vedremo insieme, anche perché sono vari i campi che andremo a studiare nel momento in cui ci iscriveremo al corso, che sia on line come più preferiamo per comodità.
Il corso di assistente socio assistenziale
Il lavoro di assistente socio assistenziale racconta un nuovo modo di pensare alla difficoltà e alla malattia che non è solo un ruolo da badante in senso classico, con le nozioni di infermieristica a portata di mano.
E’ un assistente, a tutti gli effetti, della persona con cui si relaziona e si occupa di un sacco di aspetti della vita di questa persona:
- pronto intervento
- servizi territoriali che si occupano dei diritti dell’assistito
- legislazione che si occupa di assistenza sociale
- igiene
- sicurezza sul lavoro
- psicologia
- diritti e doveri dell’assistito
- lingua inglese
- informatica
- nozioni di anatomia
- attività domestiche
Perché tutte queste nozioni differenti? Perché l’assistente socio assistenziale non si deve preoccupare solo della salute del suo assistito e dei bisogni primari ma deve:
- trovare soluzioni ai problemi dell’assistito
- occuparsi della cura della casa e della cura personale dell’assistito cercando di recuperarne l’indipendenza (qualora la cosa sia possibile)
- alimentarlo nel modo migliore possibile
- rendere la sua vita migliore
I corsi prevedono lo studio di diverse materie, anche differenti appunto tra loro, perché è proprio quello lo scopo principale di questo tipo di professione: un recupero completo della persona disagiata, dove è possibile, non un’assistenza fine a se stessa.
L’operatore socio assistenziale può anche aiutare una persona che ha difficoltà sociali, che viene fuori da un periodo di malattia o in carcere, che ha bisogno di qualcuno che si occupi dei suoi problemi per risolverli.
Ci sono ragazzi e ragazze che vengono da una situazione difficile in casa, hanno vissuto un’adolescenza che li ha portati ad avere dei ritardi scolastici e sociali e anche per questo un operatore OSA può essere di grande aiuto.
Questo non è un lavoro da fare a cuor leggero, non è un lavoro per persone povere di spirito o che non abbiano a cuore il benessere delle persone che hanno accanto.
Quindi vorrei scrivervi le tre regole per cui si può essere dei buoni operatori socio assistenziali per me:
- cuore
- empatia
- professionalità
Il cuore è fondamentale perché questo è un lavoro che ti mette a stretto contatto con una persona problematica, in un senso o nell’altro o addirittura in tutti i sensi possibili insieme.
E non si può fare questo lavoro senza avere compassione per i problemi dell’altro e senza una buona dose di coraggio.
Empatia perché bisogna capire la persona che si assiste, che a volte non può neppure parlare. E quindi ci vuole una buona dose di sintonia, naturale, che può permettere a paziente e operatore di avere un ottimo rapporto.
La professionalità, beh, per forza.
Un corso di operatore OSA ti permette di avere la professionalità che serve, non si può improvvisare un lavoro del genere, bisogna avere le specifiche per aiutare le persone e per farlo al meglio.
Se non sapessimo nulla di giurisprudenza o di leggi e ci trovassimo a cercare di aiutare una persona in difficoltà non ne saremmo in grado.
Così come non potremmo soccorrere un’altra persona che ha bisogno di un primo soccorso se non sapessimo nulla nell’altro senso.
Credo stiate iniziando a capire che non è una professione semplice ma che in un paese di anziani, come l’Italia, è una professione molto richiesta. Qui non si tratta, però, solo di lavoro, si tratta di avere una missione.
E se siamo bravi di avere più persone da assistere in una cooperativa sociale, quindi far del bene a una vera e propria comunità di persone.
La scuola che dovete scegliere deve essere una scuola in grado di potervi far prendere il diploma a distanza, così che non dobbiate abbandonare subito lavoro e vite precedenti per dedicarvi a questo e poi scegliere, dopo il diploma base, anche la specializzazione che più vi aggrada.
Potreste specializzarvi in:
- infanzia
- anziani
- disabili
- dipendenze
- sostegno
- assistente turistico per disabili
- assistente multiculturale
Capite quanti sbocchi ci sono?
Capite quanta gente ha bisogno di una mano concreta da parte di qualcuno che sia in grado di aiutare il prossimo senza fare peggio, con le competenze giuste per aiutare qualcuno? Pensate a quante polemiche ci sono sui migranti e a quanto aiuto queste persone abbiano bisogno per integrarsi man mano nel nostro paese.
Un assistente multiculturale lavorerà a stretto contatto con loro, migliorando se stesso prima ancora di migliorare la situazione di questi ragazzi.
Così come con i disabili: lì l’assistenza sarà anche sanitaria ma ciò non toglie che queste persone con handicap psico-motori hanno bisogno di una mano di una persona che ha studiato, non del primo venuto.
Consultate la scuola e fatevi aiutare dal tutor che la scuola vi mette a disposizione per capire come muovervi e quale sia la strada più giusta per voi professionalmente.
Questa è una bella opportunità, molto richiesta e molto ricca anche dal punto di vista sociale e spirituale. Qui non si tratta solo di aiutare gli altri ma di aiutare se stessi attraverso gli altri arricchendosi di giorno in giorno un po’ di più.
Basta chiedere informazioni per cambiare la propria vita, perché non provare?