Anche l’industria ICT deve contribuire alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e in particolare un nuovo standard ITU evidenzia come il rispetto dell’accordo di Parigi richiederà la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 45% dal 2020 al 2030.
La norma punta a far sì che le aziende soddisfino l’accordo di Parigi della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), che prevede di limitare a 1,5 gradi il riscaldamento globale rispetto ai livelli preindustriali. Gli obiettivi sono i primi per l’industria ICT ad essere approvati dalla Science Based Target Initiative (SBTi).
Lo standard ITU – ITU L.1470 “GHG emissions trajectories for the ICT sector compatible with the UNFCCC Paris Agreement” – è stato sviluppato in collaborazione con la Global Enabling Sustainability Initiative (GeSI), GSMA e SBTi e propone alcune strade per la riduzione delle emissioni da parte di operatori di reti mobile, operatori di reti fisse e data center.
Standard ITU: cosa c’è da sapere
Incontriamo gli standard internazionali di ITU ogni giorno senza saperlo. Una parte nascosta delle reti e dei dispositivi di informazione e comunicazione (ICT) che tutti utilizziamo ogni giorno, gli standard ITU sono raramente percepiti dagli utenti ma sono vitali per consentire l’interconnessione e l’interoperabilità di apparecchiature e dispositivi ICT prodotti da centinaia di migliaia di aziende diverse in tutto il mondo. Gli standard ITU offrono agli sviluppatori un mercato globale, consentendo economie di scala nella produzione e nell’implementazione che si traducono in vantaggi per gli utenti sia in termini di costi che di funzionalità.
Si stima che il 95% del traffico delle comunicazioni internazionali avvenga su reti di trasporto ottico costruite in conformità con gli standard ITU. Gli standard ITU definiscono la rete di trasporto ottico compatibile con Terabit, nonché tecnologie avanzate di accesso a banda larga come Fiber to the Home (NG-PON2) con capacità 40 Gigabit e G.fast, uno standard che porta velocità di accesso a banda larga sui tradizionali cavi telefonici oltre 2 Gigabit al secondo (Gbit/s).
Più di 50 città in tutto il mondo stanno misurando i propri progressi utilizzando i “Key Performance Indicators for Smart Sustainable Cities” basati sugli standard ITU. Il lavoro di standardizzazione ITU-T per l’Internet delle cose (IoT) e le città intelligenti supporta l’interoperabilità e l’elaborazione e la gestione efficienti dei dati. Questo lavoro continua a costruire la collaborazione tra gli sviluppatori di standard e i leader delle città, aiutando gli innovatori di città intelligenti a innovare in modo efficiente e su larga scala.
La situazione attuale
Ad oggi secondo GSMA sono 29 i gruppi di operatori che rappresentano il 30% delle connessioni mobili in tutto il mondo e che stanno già lavorando per raggiungere i nuovi obiettivi di riduzione del 45% del gas serra. Si tratta di América M’vil, AT&T, BT, Bharti Airtel, Deutsche Telekom, Elisa, Far Eastone, KPN, Magyar Telekom, NTT DOCOMO, Orange, Proximus, Reliance Jio Infocomm, Safaricom, Singtel, Singtel, Singtel, SK, T USA, Mobile, TDC, Tele2, Telefànica, Telekom Austria, Telenor, Telia Company, Telstra, Verizon e Vodafone.
Si prevede che il passaggio all’energia rinnovabile con basse emissioni di carbonio sarà la strada da seguire per ridurre il gas serra entro il 2030. La ricerca di una maggiore efficienza energetica è anche dettata dalla volontà di risparmiare sui costi e aumentare le entrate derivanti dai miglioramenti dell’ICT che impattano su altri settori industriali.
Il clima influenzato dai gas serra vedrà l’aumento delle ondate di calore, ai periodi di siccità e all’aumento delle zone desertiche. Aumenteranno anche i fenomeni naturali estremi, come alluvioni, tempeste, uragani e incendi.
Il trend delle emissioni di gas serra in Italia negli ultimi 28 anni è positivo e le emissioni del 2018 sono diminuite del 17% rispetto al 1990, passando da 516 e 428 milioni di tonnellate di CO2. Si tratta di un fenomeno legato alla crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili e all’incremento dell’efficienza energetica dell’industria.
Calano le emissioni anche in agricoltura e oggi l’80% del gas serra deriva dall’allevamento di bovini e suini e dall’uso di fertilizzanti sintetici. Calano anche del 60% le emissioni prodotte dal trasporto stradale, come emerge dal National Inventory Report 2020 e dall’Informative Inventory Report 2020.
Tuttavia la strada per ridurre i gas serra è ancora lunga e complessa, anche se sono sempre più le aziende che mettono al centro della loro attività di produzione e commercializzazione di idrocarburi l’attenzione all’ambiente.